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il tovagliolo

Il tovagliolo: bon ton e origini

Sappiamo bene che non tutte le cose sono sempre esistite: il tovagliolo è una di queste. Scopriamo insieme le sue origini e ripassiamo tutte le regole del bon ton.

 

Quando si parla di table setting e mise en place, il tovagliolo è di certo l’accessorio che completa tutto, e più di ogni altra cosa, in tavola, ci aiuta ad esplicitare un certo stile. I tovaglioli, quelli di stoffa sia chiaro, sono e resteranno sempre il modo più semplice per rendere straordinaria anche la tavola più ordinaria.

Come nascono i tovaglioli?

Diversamente da come potremmo pensare, i tovaglioli, meravigliosi quadrati di stoffa dei colori più disparati e rifiniti in milleuno modi, non sono sempre esistiti. Il primo tovagliolo in assoluto era il “pane da bocca”: una fetta di pane con cui ci si puliva la bocca durante i pasti e, alla fine, veniva mangiato. L’uso di pulirsi le mani durante il pasto con una piccola tovaglia o un panno, talvolta anche appeso al muro, inizia nel medioevo. Ma l’invenzione del tovagliolo come noi lo concepiamo oggi, la si attribuisce ad uno dei più grandi geni mai esistiti nella storia dell’umanità: Leonardo Da Vinci.

Inventore, artista, scienziato e… esperto della tavola

Leonardo da Vinci è stato un vero talento del Rinascimento e ha contribuito alla ricerca in numerosi ambiti, tra cui architettura, anatomia, musica, scultura, disegno. Pochi sanno, però, che Leonardo Da Vinci si occupò anche della tavola e dell’apparecchiatura e che fu proprio lui ad inventare il tovagliolo. Pare che egli fosse innamorato dell’ordine e del pulito e che, per questo motivo, era assai infastidito dallo schifio e dall’incuranza diffusa nei banchetti di Ludovico il Moro. Durante i banchetti, infatti, i commensali si comportavano in modo grezzo, rozzo e poco igienico. Leonardo, a quel tempo maestro cerimoniere degli Sforza, pensò, dunque, di realizzare delle “tovaglie in miniatura” che potessero essere usate individualmente.

Le testimonianze e gli insuccessi

Negli scritti del grande Leonardo esistono specifici riferimenti ai suoi sentimenti di disprezzo nei confronti dell’inciviltà alla quale assisteva durante i banchetti. “Una volta, a fine cena — così racconta Leonardo Da Vinci in quello che oggi è chiamato Codice Romanoff — dopo che gli ospiti se n’erano andati, guardando la tovaglia del mio Signore Ludovico, ho visto una scena di totale disordine e inciviltà — neanche un campo di battaglia poteva assomigliarle — e ora penso che la mia prima priorità, prima di qualsiasi cavallo o pala d’altare, sia quella di trovare una soluzione. Ne ho già in mente una”.

Altre testimonianze sono pervenute dalle lettere di Pietro Alemanni, ambasciatore di Firenze a Milano, al signore di Firenze, in cui lo informa dell’impegno di Leonardo a favore di una maggiore civiltà al momento dei pasti: “Signoria Fiorentina (luglio 1491 — Annuali di Firenze) dichiara che Mastro Leonardo… da qualche tempo ha abbandonato la scultura e la geometria per risolvere i problemi delle tovaglie del Sire Lodovico, la cui sporcizia — me l’ha confessato — lo assilla. E adesso ha messo in tavola la sua soluzione: una tovaglia individuale posta davanti ad ogni ospite, da insozzare al posto della tovaglia grande”.

È sempre Pietro Alemanni a raccontarci dell’insuccesso della nuova invenzione. I commensali usarono i tovaglioli di Leonardo in mille diversi modi, ma non per pulirsi la bocca. Qualcuno li usò per soffiarci il naso, altri giocavano a lanciarselo addosso, qualcun altro ci nascose le vivande. La tovaglia, dunque, rimase sporca, e la tavola il solito campo di battaglia.

Leonardo: tra scienza e buone maniere

Nonostante l’iniziale insuccesso della sua nuova invenzione, Leonardo non si diede per vinto. Nel Codex Atlanticus, la più ampia collezione degli scritti e dei disegni di Leonardo da Vinci, si possono osservare numerosi disegni che schematizzano come piegare i tovaglioli, forme di fiori, uccelli e addirittura palazzi. Ma l’ingegno dell’artista non si fermò solo qui. Per agevolare l’igiene nelle mense dell’epoca progettò anche dei macchinari ruotanti per asciugare i tovaglioli dopo il lavaggio, una sorta di centrifuga moderna. Tali macchine potevano essere manovrate dagli uomini e, come scrive egli stesso, dalle api! Pare che Leonardo fosse un cultore delle buone maniere e che scrisse anche delle vere e proprie regole per civilizzare i commensali dell’epoca. Un’altra intuizione del maestro che batterebbe sul tempo (circa 50 anni) il primato di Giovanni della Casa autore del Galateo.

Il tovagliolo: arte e buone maniere

Per quanto difficile potesse essere stata inizialmente, la diffusione del tovagliolo prese largamente piede col passare dei secoli: prima alla corte dei ricchi signori di tutta Europa per poi diventare uso come anche per le tutte le altre classi sociali. L’uso singolo del tovagliolo segna di sicuro una tappa importante nelle buone maniere e nell’arte dell’apparecchiatura. Col passare del tempo, infatti, la tavola si arricchisce, s’impreziosisce e i tovaglioli diventano oggetto d’arte. Numerosi artisti si cimentano in elaborate piegature che ricordano gli origami giapponesi. Il tovagliolo, poi, assume col tempo anche funzioni diverse: per un certo tempo ci appoggiavano sopra uno stuzzichino per aprire lo stomaco e indicare l’inizio del pranzo; lo sistemavano sul piattino per riparare il pane oppure lo trasformavano in oggetto decorativo diventando parte integrante dei famosi surtous (centrotavola).

Qual’è il posto del tovagliolo?

Prima di arrivare sulla tavola (e poi sulle nostre gambe) il tovagliolo ne ha fatta di strada: intorno al collo, appeso al muro, sulla spalla, sull’avambraccio. Oggi è ormai uso comune portare il tovagliolo sulle gambe prima che cominci il pasto, senza aprirlo del tutto ma formando un rettangolo: i due lembi aperti rivolti verso la persona, la parte piegata verso il tavolo. In questo modo sarà più facile pulirci la bocca con la parte interna del tovagliolo, così che l’esterno visibile del tovagliolo rimanga sempre pulito evitando di sporcare tovaglia e vestiti, ma soprattutto evitando di mettere in bella mostra la parte che avremo sporcato.

Quanto al posto che il tovagliolo dovrebbe avere in tavola, ci sono ancora tanti dubbi e false convinzioni. Per molti vale la regola del tovagliolo a sinistra, complici i moderni galatei, per altri meglio a destra o sul sottopiatto. Ma chi ha ragione? Tutti e nessuno.

Si sono scritti un’infinità di libri sulle regole dell’apparecchiatura e su come e dove posizionare il tovagliolo, uno da leggere sicuramente è “Il tovagliolo va a sinistra” di Elda Lanza. L’esperta di comunicazione e bon ton nel suo libro giustifica il suo tovagliolo a sinistra per una questione di ordine, logica e simmetria. Scrive così: “il tovagliolo a sinistra equilibra quel famoso rettangolo che, se da una parte ha due posate e i bicchieri, a sinistra ha soltanto il piattino del pane e una sola posata”.

Il ragionamento è più che giusto, ma che cosa succederebbe se avessimo due forchette invece che una sola? Sarebbe più giusto mettere il nostro tovagliolo al centro, sul sottopiatto, per la stessa questione di ordine e simmetria. Dunque, nessuna regola universale per il tovagliolo, ogni tavola ha la sua. L’importante è rispettare la simmetria e l’estetica della nostra mise en place: solo così sapremo dove meglio posizionare il nostro tovagliolo.

Il tovagliolo a tavola: gli errori da evitare

Se è vero che il tovagliolo non ha un “posto fisso” ma può essere spostato in base alla tavola da apparecchiare, è anche vero che ci sono azioni (e posizioni) che andrebbero categoricamente evitate. Mai mettere il tovagliolo nel bicchiere né sotto le posate. Mai annodare il tovagliolo al collo o tenerlo con la mano sul petto per non sporcarsi. Vietato usare il tovagliolo per pulire le posate o il bicchiere né usarlo per asciugare dell’acqua, o peggio del vino, versati accidentalmente sulla tovaglia, sicuramente il cameriere o la padrona di casa provvederanno con un panno più adatto al compito.

Assolutamente vietate anche piegature troppo elaborate, ormai passate di moda. Oggi si tende a preferire forme semplici soprattutto per motivi igienici. Il tovagliolo serve per pulirsi la bocca, sarebbe meglio, dunque, che non fosse eccessivamente manipolato mentre apparecchiamo. La piegatura classica è a libro o a triangolo, nessuno ci vieta di essere più creativi ma senza esagerare: ricordiamoci sempre che semplicità è sinonimo di eleganza.

Ancora, è bene ricordarsi di usare il tovagliolo ogni volta che dobbiamo bere: prima per non sporcare il bicchiere e dopo per asciugarsi le labbra.  Alla fine del pasto, o durante se dovete alzarvi, basta appoggiarlo sul tavolo, non è necessario ripiegarlo come se non fosse stato mai usato ma neanche appallottolato.

Un tovagliolo per ogni occasione

I tovaglioli dovrebbero sempre essere abbinati alla tovaglia, non per forza dello stesso colore o tessuto. Assolutamente si al mix and match, ma che sia ben studiato. Trovate qui tutti i suggerimenti per perfetti abbinamenti. I tovaglioli possono essere dei colori più disparati, anche con bordo (o con la cucitura) di un colore a contrasto.  Di lino, di cotone o fibre miste, l’importante è scegliere sempre un tessuto che sia piacevole al tatto e alle labbra. Il tovagliolo da tavola è sempre quadrato, in passato potevano essere anche di 70 cm per lato, oggi le misure di ogni lato vanno dai 40 ai 50 cm.

Oltre al tovagliolo tradizionale, esiste anche il tovagliolo da dessert, di misura inferiore, utilizzato anche per il tè o per l’aperitivo. Questo tovagliolo, di circa 30 cm per lato o più piccolo, diversamente da quello tradizionale, non va adagiato sulle gambe e può essere usato per reggere gli alimenti, ma solo ed esclusivamente se non sono previsti piattini. Al contrario non deve essere utilizzato per prendere qualcosa: per questo bisognerebbe prevedere sempre delle pinze o posate.

Esistono anche tovagliolini da cocktail, ancora più piccoli, di 15 o 20 cm per lato. Questi tovaglioli possono essere anche rettangolari, 12×22 cm circa. Si usano quando vengono servite solo bevande e piccoli stuzzichini. E infine esiste il frangino, uno degli strumenti del sommelier, un piccolo tovagliolo di circa 30 cm per lato, solitamente di cotone bianco, utilizzato sia per pulire la bottiglia da eventuali residui di tappo o “lacrime” dopo la stappatura, sia per appoggiarvi la bottiglia nello spostarsi fra i tavoli ed i commensali, che per asciugare il collo della bottiglia dopo aver versato il vino nel calice, onde evitare la perdita di gocce. Questo tovagliolino viene utilizzato anche per asciugare la bottiglia quando viene tenuta in ghiaccio.

Insomma, quando si tratta di tovaglioli non c’è limite alla fantasia: possono essere realizzati e rifiniti in tantissimi modi diversi e si possono personalizzare con stampe, disegni o ricami. La nostra table stylist ne va matta, ne realizzerebbe sempre di nuovi. Se anche voi li amate o vorreste realizzarne qualcuno in particolare, scriveteci una mail e parlateci del vostro progetto, saremo felici di aiutarvi a realizzarlo. Continuate a seguirci sul blog e sui social per tante nuove tips.

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